La varietà
Lo zolfino è un ecotipo di fagiolo il cui nome deriva dal colore del seme giallo pallido, come lo zolfo. Le dimensioni sono piccole, la forma è leggermente panciuta, la buccia è fine e la consistenza è burrosa.
La sua pianta, a crescita determinata, sviluppa un cespuglio. Il territorio I campi coltivati a fagiolo zolfino si trovano ad almeno 250 metri di altitudine, sul versante occidentale del monte Pratomagno, affacciati sulla valle dell’Arno, in provincia di Arezzo o Firenze. Il territorio è collinare e montuoso, caratterizzato da muretti a secco, da coltivazioni di olivi e da terreno povero, sciolto, sub-acido e ricco di minerali.
La coltivazione La semina del fagiolo zolfino del Pratomagno, conservato dai produttori aderenti al Presidio Slow Food, avviene generalmente in aprile. Il terreno si fertilizza con concime organico e ammendante e si lavora superficialmente. Non è prevista l’irrigazione e le malerbe si eliminano esclusivamente con mezzi meccanici e/o a mano.
Si pratica la rotazione colturale e, per il controllo delle malattie e dei parassiti, si utilizzano prodotti consentiti in agricoltura biologica. La raccolta e la conservazione A fine luglio, a seguito dell’essicazione in campo, le piante si estirpano a mano e i fagioli si raccolgono meccanicamente.
I semi, dopo un’ulteriore essicazione al sole per circa una settimana, si scelgono e si congelano per almeno cinque giorni in modo da difenderli dagli insetti.
I consigli d’uso prima della cottura, si consiglia di lavare e controllare visivamente i fagioli per rimuovere eventuali impurità residue. L’ammollo non è necessario. Si consiglia di lessare il prodotto per circa 3 ore e di condirlo con olio extravergine di oliva. L’etichetta narrante è un progetto Slow Food e racconta il prodotto, chi lo produce e tutta la filiera.
Lo zolfino è un ecotipo di fagiolo il cui nome deriva dal colore del seme giallo pallido, come lo zolfo. Le dimensioni sono piccole, la forma è leggermente panciuta, la buccia è fine e la consistenza è burrosa.
La sua pianta, a crescita determinata, sviluppa un cespuglio. Il territorio I campi coltivati a fagiolo zolfino si trovano ad almeno 250 metri di altitudine, sul versante occidentale del monte Pratomagno, affacciati sulla valle dell’Arno, in provincia di Arezzo o Firenze. Il territorio è collinare e montuoso, caratterizzato da muretti a secco, da coltivazioni di olivi e da terreno povero, sciolto, sub-acido e ricco di minerali.
La coltivazione La semina del fagiolo zolfino del Pratomagno, conservato dai produttori aderenti al Presidio Slow Food, avviene generalmente in aprile. Il terreno si fertilizza con concime organico e ammendante e si lavora superficialmente. Non è prevista l’irrigazione e le malerbe si eliminano esclusivamente con mezzi meccanici e/o a mano.
Si pratica la rotazione colturale e, per il controllo delle malattie e dei parassiti, si utilizzano prodotti consentiti in agricoltura biologica. La raccolta e la conservazione A fine luglio, a seguito dell’essicazione in campo, le piante si estirpano a mano e i fagioli si raccolgono meccanicamente.
I semi, dopo un’ulteriore essicazione al sole per circa una settimana, si scelgono e si congelano per almeno cinque giorni in modo da difenderli dagli insetti.
I consigli d’uso prima della cottura, si consiglia di lavare e controllare visivamente i fagioli per rimuovere eventuali impurità residue. L’ammollo non è necessario. Si consiglia di lessare il prodotto per circa 3 ore e di condirlo con olio extravergine di oliva. L’etichetta narrante è un progetto Slow Food e racconta il prodotto, chi lo produce e tutta la filiera.